di Elettra Papaccio
La luce scompare inghiottita dal crepuscolo, oltre i confini della terra che ricopre d’incanto i sogni degli uomini e che ricopre di scuro gli occhi dei passanti, di tutti i passanti che possiamo essere nella nostra vita , quando transitiamo ospiti sul suolo del mondo.
Le barriere del suono stordiscono e non fanno pensare, le guardi e ti riportano in uno stato di incoscienza , fino a schiacciare lo sguardo tra le loro mura invisibili.
Lo bloccano stretto tra i loro confini, lasciandolo attonito in mezzo all’incomprensione.
Ogni barriera divide e così stordisce soprattutto chi pensa, limitando il pensiero infinito. Frena le riflessioni contorsioniste sul filo dei muri contro cui urtano senza rimbalzare, in un circolo continuo, intrappolandole sempre sullo stesso confine insuperabile, nell’eterno spazio unico.
Le blocca impedendo che il loro ragionamento oltrepassi con un ago sottile i fili del cielo e vada a volare nello spazio aperto, tessendo una tela cucita di idee. Di idee libere.
Le barriere frenano, come un’auto sull’asfalto bruciato di corse che giocano pericolosamente con la paura.
Il suono mormora oltre le barriere che lo chiudono sotto un coperchio.
Siamo storditi tra questi cavalcavia della memoria, tra questi muri di suono.
La cappa che è calata sul mondo con la pandemia ci ha fatto chiudere fuori da noi stessi.
Tempo possibile e tempo impossibile