di Rosamaria Mesiti
Il dogma, il pensiero di massa, lo standard, la dimensione della chiacchiera (del “si dice”, del “si fa”, direbbe qualcuno) stanno come nubi, coltri che soffocano ogni aspirazione alla ricerca della verità, alla ricerca e alla conoscenza di un sé non noto né conoscibile (se non nella forma della consapevolezza) nella sua bellezza, bruttezza, onestà e contraddittorietà. Schemi su schemi si specchiano reciprocamente, in sostituzione dell’incontro tra sguardi, tra pensieri e menti viventi che, senza anestetici né argini, possano esporsi con coraggio alla possibilità del loro essere, in relazione.
Il dogma entra fin nel profondo, nel dire e dirci a quale schema prefissato (ora l’uno ora l’altro cambia poco, “questione di stile”) siamo più o meno adeguati e conformi, così esponendoci a un costante “essere più” o “essere meno” rispetto a qualcosa che noi, comunque, non siamo.
“Bellezza”, cos’è? “Ricerca del bello”, che significa?
Tempo possibile e tempo impossibile