di Elettra Papaccio
Quando sono venuta su questa spiaggia, sola tra granelli sottili e pietre incandescenti, pensavo alla mia idea di libertà intuendo che si identificava proprio in quel pomeriggio estivo dal sole pallido.
In un pomeriggio al centro del silenzio, in cui Lei , la possente libertà , se ne stava aggrappata alla vita in mezzo al mare. Come un faro per le anime disperse.
Aristocratica, imperturbabile si slancia a fare uno spettacolo volteggiante nel cielo infinito.
Introvabile, mi sfugge tra le righe che scrivo come le parole che scappano dalla penna .
Introvabile anche per le persone che mi accompagnano in questa serata.
Eppure per tutto il viaggio che condivido coi pochi avventori della spiaggia è dentro di me, di noi, quando la guardo alla distanza dell’equilibrio dell’armonia. (Un posto mio, in cui scrivere, seduta sulla sabbia).
Il mare che ho conosciuto ha una libertà che ti sta dentro e ti sfugge appena rimani in solitudine.
La libertà è dentro il mare e non viceversa perché è come un’onda che ti muove dentro , con tutti i pesci e gli abitanti silenziosi della tua persona.
Devi solo ascoltarli.
L’ho afferrato quella sera questo senso profondo di libertà, scioglimento di vincoli, indipendenza.
Tempo possibile e tempo impossibile