La scuola è per me il profumo dei fiori del viale delle acacie che percorrevo da ragazzo per raggiungerla; l’ansia dell’interrogazione e del compito; il luogo dove per la prima volta la nostra persona perde la centralità e protezione cui è stata abituata in famiglia per disperdersi nella collettività e nel concetto di classe. La scuola è in realtà tante cose e tutte molto importanti ma è anche argomento su cui troppo spesso si esibisce una facile retorica agrodolce di tipo sentimentale; retorica che spesso non è altro se non il velo rassicurante e un poco ruffiano dietro il quale si nasconde una sostanziale indifferenza. Eppure è sotto gli occhi di tutti l’ultradecennale situazione disastrosa del mondo scolastico in Italia; mondo fatto di edilizia mal messa, insegnanti troppe volte mortificati e letteralmente sepolti da un mare di scartoffie e burocrazia.
Tra corsi di aggiornamento tenuti da superformatori che devono formare i formatori, riunioni pomeridiane, progetti dei più svariati, mi pare ci si stia dimenticando che la scuola vive soprattutto del rapporto inafferrabile che si crea tra professore e studente e tra quest’ultimo e la “sua” scuola e che di certo non può essere ghettizzato in mille o più circolari. La scuola è un momento essenziale della socializzazione, ma prima di tutto nasce come il luogo dell’incontro coi maestri e i professori, il luogo dove apprendere come metodo di vita quello del senso critico e della libertà di pensiero.
È il passaggio necessario perché il bambino-adolescente-ragazzo diventi consapevole dell’importanza della cultura così che da individuo passivo diventi protagonista positivamente attivo della società e ancora prima della sua vita interiore. La socializzazione, le emozioni e le esperienze dei primi anni di vita diventano ancora più preziose se rappresentano il completamento quotidiano di un altrettanto quotidiano percorso effettivo di crescita culturale.
Senza consapevolezza di sé non penso sia possibile essere anche sereni attori sociali. E la cultura è il solo strumento per incanalare sul sentiero della ragione e della riflessione le proprie emozioni e contraddizioni interiori fatalmente provocate dall’incontro/scontro con la realtà.
E allora investire sui professori e la scuola è un passaggio ineludibile per un Paese che veramente voglia costruire un mondo più sereno ed opporsi all’incessante crescere di tante piccole caste sociali, templi celebranti una felicità tanto evanescente quanto legata alla materialità delle cose e alla soddisfazione frustrante dei propri impulsi egoistici.
Tempo possibile e tempo impossibile