Il diritto di opporsi
Il numero di maggio di Areopago - uscito con qualche giorno di ritardo - investe il "diritto di opporsi". Diritto, e non dovere. L'idea è nata dal fatto che due dei librai preferiti del coordinatore di questa redazione, Eduardo Savarese, gli hanno inviato, tra i libri prescelti da fargli leggere, "Il diritto di opporsi", di Bryan Stevenson (la libreria è "I Diari di Bordo", a Parma). Chi leggerà il contributo di Natalia Ceccarelli sul tema, capirà anche di cosa parla questo libro, e il film che ne è stato tratto. A colpire è stato proprio il titolo nella sua semantica essenziale, il richiamo al diritto, e non al dovere, a una componente essenziale delle facoltà umane, a un aspetto fondante, in ultima istanza, della sua libertà.
Abbiamo tutti fame di libertà, però poi facciamo fatica, per una ragione o per un'altra, a praticarla, a invocarla in concreto, a costituirne una guida e un orientamento.
E' molto interessante come il tema sia stato declinato in chiave sempre molto personale, ma ora, per così dire, in una prospettiva più propriamente esistenzialista (che ha che fare con il corpo, con le "contenzioni" del nostro corpo e della nostra indole, del nostro "essere nel mondo"), ora in una chiave più relazionale, e sociale.
Come sempre, buona lettura a tutti.
La Redazione
Tempo possibile e tempo impossibile