di Ferruccio Mazzanti
La scuola di Mileto è celebre per essere stata la culla della filosofia. Tra i pochi pensatori che ci sono stati tramandati c'è Anassimandro, considerato il primo autore di testi scritti a tema filosofico. Tali testi sono così antichi – stiamo parlando di un periodo a cavallo tra il 600 e il 500 a.C., ovvero circa 2600 anni fa – che gli storici e i filologi si sono interrogati per molti anni sul significato delle parole che Anassimandro usava, senza mai ottenere nessuna sicurezza definitiva, anche se si è imposta l'idea che il concetto principe delle sue teorie,
l'apeiron, significasse letteralmente
infinito, derivando da ἄπειρος o ἀπείρων, composto da ἀ- privativa e da πεῖραρ, limite o fine. Dunque, ovviamente, l'origine di ogni cosa va ricercata nel
senza fine.
Partendo dal presupposto che questa è indubbiamente l'interpretazione più vicina all'intento filosofico di Anassimandro, nel novecento sono state avanzate altre teorie alternative, una delle quali è sicuramente sbagliata, ma a cui io sono attaccato affettivamente per la relazione strana che determina tra mare e libertà, ovvero l'idea proposta da Giovanni Semerano per cui apeiron deriverebbe da eperu, che vuol dire polvere, terra.
Tempo possibile e tempo impossibile