di Raffaella Ghionna
Uno sguardo critico non giudica i successi o i fallimenti di questo o quel governo. Uno sguardo critico serve ad evidenziare le cause della situazione che stiamo vivendo. Oggi coloro che elaborano il pensiero critico non sono autorevoli intellettuali, ma il popolo, le organizzazioni, i movimenti.
La pandemia è stato un terremoto che ci ha portato su sentieri nuovi favorendo un ripensamento del nostro vivere su diverse dimensioni. Uno shock che ha trasformato le nostre vite e ci ha costretto a guardare le cose da un altro punto di osservazione, aiutandoci a sviluppare considerazioni che possono modificare il nostro modo di vivere e le nostre priorità. Il Covid-19 è un’esperienza globale, una terribile esperienza sociale di portata planetaria.
Natura e cultura sono fortemente intrecciate. Il Covid-19 non è però un ‘cigno nero’ perché la storia dell’umanità è storia di conflitti, di pandemie, epidemie: la peste manzoniana del ‘600, l’aviaria, la Sars. Un primo sguardo critico è che il Covid-19 è il primo caso che coinvolge tutta l’umanità in virtù di una costellazione di circostanze naturali e sociali. Nel vortice della tempesta si intravede un nuovo modello: ‘una sola umanità, un solo pianeta’.
Un secondo sguardo è che il ‘cigno nero’ ha esaltato e demonizzato la scienza. La pandemia fa emergere fiducia nel sapere scientifico. La fiducia è rivolta ai protagonisti: virologi, immunologi, epidemiologi. Come spesso accade, alla santificazione della scienza succede la sua demonizzazione con il sopravvento delle culture sub-populiste dei no-vax che stanno determinando il collasso di qualsiasi pensiero critico. Così, quando si è alle prese di un problem solving non di routine, l’incertezza intacca in modo sbagliato la fiducia scientifica. Da qui nascono tensioni sociali.
Nelle differenti fasi della pandemia assistiamo a cambiamenti dell’agenda politica. La priorità della sicurezza e della tutela pubblica è ora in contrasto con le finalità economiche che coinvolgono imprese e lavoratori. E’ l’eterno gioco tra politica e comunità scientifica. Certamente un grande problema che si è sollevato è il contemperare la sicurezza di tutti con il singolo arbitrio del singolo. Se il 67% della popolazione è favorevole al green-pass con un 12% di indecisi e un 27% di no-vax (sondaggio di Pagnoncelli per la 7Tv), questi ultimi non possono pretendere di determinare ‘scelte pericolose’ per la salute collettiva. La democrazia impone che a prevalere sia la volontà della maggioranza.
Mi chiedo ancora guardando criticamente il mondo: vi è correlazione tra la pandemia ed i cambiamenti climatici? Non abbiamo risposta certa! La deforestazione selvaggia, gli uragani nel sud Italia sono alcuni degli esempi più vistosi e significativi del cambiamento climatico, ma al di là di questa affermazione non si può andare. Certamente il Covid-19 e i cambiamenti climatici hanno mostrato la nostra vulnerabilità e la nostra fragilità. Noi siamo corpi e apparteniamo alla Terra. Non siamo i signori dell’Universo e non siamo soli. Di certo si dovrà convergere sul concetto che le politiche di ricostruzione dovranno mirare al perseguimento di obiettivi sociali favorevoli a tutte le popolazioni del globo.
Tempo possibile e tempo impossibile